la storia
Sulle origini di Salerno mancano notizie precise. Le scoperte rinvenute fanno pensare che il territorio fosse abitato da tempi remoti. Sappiamo che i Greci portarono nella vasta piana le colture del lino e del frumento, dell'ulivo e dei frutteti, mentre gli Etruschi, le industrie tessili e quelle della ceramica e del bronzo.
Tra il 197 e il 194 a.C. divenne colonia romana assumendo il nome di Salernum.
Progredì, arricchendo la sua cultura e le sue tradizioni, anche durante l'occupazione dei Goti. Ma è solo con la conquista dei Longobardi che divenne il centro più fiorente del Mezzogiorno.
Nel 786 Arechi II trasferì la sede del ducato di Benevento a Salerno, per sfuggire all'offensiva di Carlo Magno e garantirsi il controllo di una zona strategica al centro delle comunicazioni costiere ed interne della Campania. Il principe longobardo fece fortificare la città, già dotata del Castello sul colle Bonadies, con mura e torri, e la nuova capitale dall'839 fu sede di un principato e potente centro politico.
Con Arechi II, Salerno conobbe grande splendore diventando centro di studi con la celebre Scuola Medica, la più antica istituzione medica dell'occidente europeo e fulcro di preziose scoperte scientifiche fondamentali all'evoluzione del pensiero moderno.
Il 13 dicembre 1076 il condottiero normanno Roberto il Guiscardo conquistò Salerno ponendo fine al plurisecolare dominio longobardo. Sotto il dominio normanno nella Opulenta Salernum furono edificati la reggia Castel Terracena, il maestoso Duomo e si diede grande impulso alla scienza e alla Scuola Medica Salernitana.
Con l'avvento degli Svevi, alla fine del XII secolo, si registrò un periodo di risveglio economico della città. Manfredi, figlio di Federico II, fece costruire il molo che ancora oggi porta il suo nome e istituì la fiera di San Matteo, la più significativa dell'Italia Meridionale.
Dopo la conquista angioina la città fu residenza della regina Margherita di Durazzo che a Salerno fu sepolta nella monumentale tomba, oggi in cattedrale, opera del famoso scultore Baboccio da Piperno.
Dal XIV secolo in poi, gran parte della provincia di Salerno diventò territorio dei Principi di Sanseverino, potenti feudatari, i quali attirarono in città uomini d'arte e di cultura. Ma nei primi decenni del XVI secolo, l'ultimo discendente dei Sanseverino entrò in contrasto con il Governo spagnolo, determinando la rovina dell'intero casato e l'avvio di un lungo periodo di decadenza per la città.
Il 1656, il 1688 e il 1694 rappresentano date dolorose per Salerno: peste e terremoti produssero innumerevoli vittime.
Una lenta rinascita della città si avrà nel XVIII secolo con la fine dell'impero spagnolo e la realizzazione di numerose dimore signorili e chiese che ancora oggi caratterizzano le strade principali del centro storico.
Nel 1799 Salerno aderì alla Repubblica Partenopea. Nel periodo napoleonico Gioacchino Murat emanò il decreto di soppressione della Scuola Medica Salernitana. Nello stesso periodo furono soppressi anche gli Ordini religiosi e confiscate numerose proprietà ecclesiastiche.
La città trovò quindi la sua espansione oltre le mura antiche. Uno sviluppo urbano che continuò anche dopo l'Unità d'Italia e fino alla seconda guerra mondiale, con l'ampliamento di molte aree periferiche e la costruzione di grandi edifici pubblici e privati.
Nel settembre 1943 Salerno fu teatro dello sbarco degli alleati e dal 12 febbraio al 17 luglio 1944 ospitò il Governo Badoglio.
La città di Salerno uscì lentamente dalla dura e dolorosa esperienza della seconda guerra mondiale, e progressivamente si arricchì sul piano economico e sociale che favorirono un forte incremento demografico ed urbanistico.
Nel 1947 la popolazione residente del comune era di 88785 abitanti.
Negli anni Cinquanta l'espansione urbanistica determinò un fenomeno di conurbazione, per cui le antiche frazioni di Fratte, del Carmine, di Torrione, di Pastena e di Mercatello, da sobborghi, si trasformarono nei quartieri della nuova Salerno. Particolarmente grave fu la mancanza di un piano regolatore che disciplinasse la caotica ed incontrollata crescita urbana. La città giunse così a comprendere quasi tutta l'esile fascia costiera tra le colline e la riva del mare. Il cementificio e la stazione ferroviaria non segnarono più il limite orientale della città, ma divennero l'anello di congiunzione di una lunga serie di costruzioni urbane. La città fu costruita divisa in due parti dalla ferrovia ed attraversata par tutta la sua lunghezza dalla antica strada per le Calabrie.
Nel 1951 un censimento stimava la popolazione residente del comune di circa 90000 abitanti, rispetto agli 88785 del 1947.
Si sviluppò l'attrezzatura industriale, che appariva sempre meno legata all'agricoltura e che era costituita da cementificio, pastifici, industrie per materiali da costruzione e ceramica, industrie tessili. A questo intenso sviluppo industriale non corrispose però una contemporanea ed efficace crescita dell'attività commerciale, soprattutto a causa del ritardo con cui erano eseguiti i lavori per l'ampliamento del porto, il che causava un continuo regresso del traffico marittimo.
Nell'ottobre del 1954 la città fu colpita da una spaventosa alluvione. La piena del torrente Fusandola danneggiò considerevolmente la chiesa della SS. Annunziata che perciò subì consolidamenti e fu anche arricchita di decorazioni. L'Ospedale di S. Giovanni di Dio fu quasi distrutto e per la chiesa annessa iniziò un lungo periodo di abbandono. Subì gravi danni anche la chiesa del SS. Crocifisso.
Nel 1956 fu eletto sindaco di Salerno Alfonso Menna, che restò in carica fino al 1972. Molti Salernitani lo ricordano ancora negli anni in cui era primo cittadino girare per le vie della città fin dalle prime luci dell'alba per accertarsi delle sue difficoltà. L'"Istituto Umberto I" sotto la guida premurosa di Alfonso Menna arrivò ad assistere 584 minori.
Il 21 settembre 1960 papa Giovanni XXIII, parlando nella Basilica Vaticana dell'Apostolo ed Evangelista S. Matteo ricordò che "il corpo di San Matteo è custodito e onorato in Salerno. E' racchiuso nel Duomo di quella città, in una cripta magnifica, degna della venerazione dei Salernitani, degnissima di S. Matteo. Non lungi è l'altra tomba, posteriore di vari secoli, ma anche essa affermazione di potenza e di gloria soprannaturale: è il sarcofago del Pontefice San Gregorio VII.".
Il 23 luglio 1961 si svolsero i festeggiamenti del primo centenario della Provincia di Salerno e in quell'occasione Mons. Demetrio Moscato impartì la benedizione del nuovo Gonfalone.
Nel frattempo la popolazione residente del comune era ancora in crescita e passò a 118171 abitanti, rispetto ai circa 90000 del 1951.
Nel 1962 erano sorti, dal 1951, ben 21 nuovi stabilimenti industriali e fu realizzata una zona industriale nella estrema parte orientale del territorio comunale, tra Fuorni e la Litoranea verso la metà degli anni Settanta.
Per risolvere il problema fondamentale delle comunicazioni, per garantire un movimento commerciale rapido ed efficiente attraverso il porto e per collegare in maniera diretta ed immediata la città con i centri economicamente e socialmente più importati della Campania e delle regioni limitrofe e con le località di interesse storico - artistico e turistico della provincia, furono costruiti l'autostrada per Napoli e l'autostrada Salerno - Reggio Calabria e il collegamento autostradale diretto per Roma attraverso S. Severino e Caserta. Fu aperta anche l'importante galleria ferroviaria "S. Lucia" che da Salerno spunta direttamente a Nocera.
Un terribile terremoto colpì duramente Salerno domenica 23 novembre 1980, alle 19,36, con un'intensità del 9° - 10° grado della scala Mercalli e della durata di un interminabile minuto. Il governo stabilì una giornata di lutto nazionale e dichiarò la Campania e la Basilicata regioni "colpite da calamità naturale di particolare gravità": tuttavia gli aiuti arrivarono tardi e furono male organizzati, nonostante fossero stati immediatamente attivati soccorsi di ogni tipo da tutte le altre parti d'Italia. Nella città di Salerno la nuovissima caserma dei vigili del fuoco cadde alla prima scossa e i pompieri dovettero far uso delle ruspe per liberare le autobotti prima di poter partire: ciò a testimonianza di come gli edifici eretti col pubblico denaro in quegli anni fossero stati costruiti male. Furono chiusi importanti edifici pubblici, quali il "Teatro Verdi" e la chiesa della Addolorata versò da allora in un grave stato di abbandono. Subì seri danni anche il complesso di S. Maria di Montevergine mentre la chiesa di S. Apollonia, già compromessa nella struttura, subì gravi danni. Fu danneggiata anche la chiesa di S. Eustachio.
Negli anni Ottanta del Novecento fu realizzata la strada tangenziale che attraversa a monte la città lungo tutta la sua lunghezza, un nuovo importante acquedotto proveniente da Giovi, il rapido e diretto collegamento stradale per il porto per evitare il transito degli automezzi pesanti nel centro cittadino, il viadotto Alfonso Gatto, e il porto turistico "Masuccio Salernitano".
La popolazione continuò a crescere e la città ad espandersi in ogni direzione, ma soprattutto verso la parte orientale dove furono edificati nuovi quartieri popolari.
Intanto le opere di restauro e di ammodernamento di parti antiche della città, facendo largo uso del cemento, ne alterarono irrimediabilmente le caratteristiche che si erano conservate attraverso i secoli resistendo ai terremoti, alle alluvioni e ai bombardamenti. Così ad esempio il rione delle "Fornelle", che fino all'immediato dopoguerra aveva ancora i suoi caratteristici bassi imbiancati dalla calce e splendidi terrazzi su giardini ricchi di aranci, dopo l'alluvione , seguendo il destino comune del centro storico, fu progressivamente abbandonato dai cittadini che si trasferirono nel nuovo rione "Mariconda" nella zona orientale della città, e cadde quindi in condizioni sempre più rovinose, specialmente dopo il terremoto del 1980. Tra la fine degli anni Ottanta e l'inizio degli anni Novanta del Novecento fu costruita la Nuova Casa Circondariale di Fuorni, nella periferia ad est di Salerno, nei pressi dell'area della zona industriale. Con il trasferimento dei detenuti uomini e donne gli antichi conventi della parte alta del centro storico cittadino, che fin dalla prima metà dell'Ottocento erano stati adattati a carceri, furono lasciati vuoti, inutilizzati e decrepiti. Nel febbraio del 2001 i già fiorenti traffici economici del porto commerciale assunsero definitivamente un'importanza mondiale, oltre che mediterranea ed europea, perché iniziarono a tenervi uno scalo diretto navi cariche di container provenienti dal porto cinese di Singapore e da quello statunitense di New York.
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il duomo
La Cattedrale di San Matteo, fondata da Roberto il Guiscardo, fu inaugurata nel marzo del 1084 e consacrata direttamente da Papa Gregorio VII.
L'attuale aspetto corrisponde alla ristrutturazione avvenuta dopo il terremoto del 5 giugno 1688; l'ingresso è stato modificato e l'atrio è circondato da un portico retto da 28 colonne di spoglio con archi a tutto sesto, arricchito sui lati da una serie di sarcofagi romani.
Sul lato meridionale sorge l'alto campanile della metà del XII secolo, mentre l'ingresso principale della Chiesa è costituito da una porta bronzea bizantina.
Nella navata centrale si possono notare i celebri amboni degli ultimi decenni del XII secolo decorati con sculture e mosaici. Nella Cappella del Tesoro invece si possono ammirare diversi reliquiari gotici tra cui il braccio di S. Matteo e le statue dei S.S. Martiri Salernitani.
Nel livello inferiore, in corrispondenza dell'altare centrale, vi è la Cripta costituita da un ambiente a sale con nove file di tre campate con volta a crociera, poggiate su colonne.
Nel XVII la Cripta fu restaurata da Domenico Fontana che concepì la volta in riquadri ottagonali che si alternano a quelli circolari delimitati da stucchi e dipinti. Egli realizzò il doppio altare centrale di San Matteo dove è possibile celebrare simultaneamente due messe.
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il castello arechi
Castello Arechi, a circa 300 m sul livello del mare, domina la città, costituendo il vertice settentrionale di uno schema difensivo triangolare coincidente con i pendii del monte Bonadies.
Assunse grande importanza militare nell'VIII sec. con il principe longobardo Arechi II che lo ampliò e ristrutturò sulla base del precedente nucleo di epoca romana o bizantina.
In realtà, Arechi II considerò la posizione strategica della città che, dominante sul Tirreno, poteva rappresentare per il regno un significativo sbocco via mare, sia per i commerci che per una miglior difesa. Di qui la sua attenzione alla fortificazione dell'antica Salernum, che divenne capitale del ducato di Benevento.
Ulteriori ampliamenti si ebbero anche in epoca normanna, angioina e aragonese.
Il Castello offre oggi una splendida panoramica sulla città e sull'intero golfo di Salerno. Nella zona restaurata è stato creato un primo nucleo espositivo dei materiali del Castello (per lo più ceramiche medievali e monete), una sala per mostre e un salone per conferenze e congressi.
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il museo arecheologico provinciale
Accoglie una ricchissima documentazione dell'intera provincia di Salernodalla preistoria al tardoantico, con reperti archeologici ordinati in successione cronologica e secondo la distribuzione topografica. In posizione di spicco è il corredo della tomba principesca di Roscigno, di fine V e inizio IV sec. a.C., costituito da oltre quaranta oggetti fra cui un kantharos d'argento decorato ed una corona d'argento e oro. Vi si conservano inoltre ceramiche campane, sannitiche e lucane di età ellenistica, vasellame etrusco, ornamenti in bronzo tra i quali l'ammirabile testa di Apollo rinvenuta nelle acque del golfo di Salerno. Si tratta di un prezioso originale tardo-ellenistico, datato nella prima metà del Isec. a.C., attribuito all'artista Pasiteles, nato in Magna Grecia.
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la scuola medica salernitana
Le origini della Scuola Medica Salernitana sono antichissime e si perdono nella leggenda.
Essa affonda le radici nei primi insediamenti benedettini avvenuti nel Ducato di Benevento verso la fine dell’VIII secolo, dove i monaci diffondevano le opere mediche greche e latine ed esercitavano la professione in un ambito ristretto.
Il periodo aureo della Scuola iniziò nell’XI secolo, con l’arrivo a Salerno di Costantino l’Africano che introdusse nell’insegnamento le importanti opere arabe. Erano quelli i tempi in cui si stava affermando l’alchimia: una disciplina esercitata congiuntamente alla medicina, quindi anch’essa rientrante sotto la specializzazione della Scuola di Salerno.
Figlia della cultura alto medievale, l’alchimia, lungi dall’essere un ridicolo rito pagano, era una pratica volta alla trasformazione ed al miglioramento di tutto quanto esiste nel creato.
Dopo la prima influenza islamica, in Europa l’alchimia si è sviluppata su linee autonome con una particolare diffusione presso le Corti papali e le Case regnanti dato che le prime applicazioni si proponevano di trasformare in oro ed argento la materia vile, con il risultato di raggiungere ricchezze diversamente impensabili.
Anche se molti concetti e strumenti tecnici dell’alchimia sono diventati patrimonio della moderna chimica, le due discipline hanno più diversità che punti in comune. L’alchimista era più filosofo che scienziato, in una generale commistione delle discipline caratteristica del Medio Evo.
La Scuola Medica Salernitana ottenne i favori di Roberto il Guiscardo (1015-85), dei suoi successori normanni, degli Imperatori svevi; fu la prima a conferire un titolo accademico riconosciuto in tutti i principali Paesi europei.
Alla fine del XII secolo, la sua prosperità fu però influenzata dalle tormentate vicende politiche che colpirono Salerno.
La città campana era devotissima alla Casa d’Altavilla; e nel 1189, alla morte di Guglielmo II, sostenne apertamente l’elezione al trono del Regno di Sicilia di Tancredi, contro le pretese dell’erede legittimo Enrico VI di Svevia. Morto Tancredi, Enrico VI ottenne il potere con la forza e punì la comunità infedele con saccheggi, distruzioni, deportazioni in massa di cittadini.
Con l’avvento di Federico II, Salerno non ritornò ai vecchi splendori ma riprese un’intensa attività culturale.
L’Imperatore infatti non tradì il proprio stile: finanziò la ricerca scientifica e fece tradurre in latino i trattati di Claudio Galeno di Pergano (129-200 ca): il medico e filosofo greco più famoso dell’antichità dopo Ippocrate e che, con metodo sperimentale, studiò l’anatomia ed impose importanti progressi alla farmacologia, iniziando a curare varie manifestazioni patologiche.
Pur sopportando con difficoltà la concorrenza dell’Università di Napoli fondata nel 1224, la Scuola Medica Salernitana iniziò a svolgere un ruolo importantissimo nell’impostare e gestire l’intera politica sanitaria del Regno di Sicilia. Gli studiosi dell’Ateneo contribuirono in maniera determinante a formulare le norme contenute nel Liber Augustalis: la prima legislazione ad impronta costituzionale all’avanguardia in parecchi settori, non ultimo quello della salute pubblica.
La Scuola, in maniera molto più dimessa, continuò a funzionare sino al 1812 quando fu soppressa dal re Gioacchino Murat.
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